Abbigliamento antipioggia e antifreddo

Due tra le condizioni maggiormente sfavorevoli per lavorare sono il freddo e la pioggia, per questo è necessario dotarsi di abbigliamento consono e certificato.
Due tra le condizioni maggiormente sfavorevoli per lavorare, che mettono a dura prova la resistenza di un lavoratore, sono il freddo e la pioggia. Proprio per questo è necessario dotarsi di abbigliamento consono e certificato che garantisca una protezione adeguata.
Le norme a cui bisogna far riferimento sono la ISO EN 342 (contro il freddo) e la ISO EN 343 (contro la pioggia).
ISO EN 342
Come già accennato, questa normativa regola lo standard e i metodi prestazionali di prova per i capi (singoli, tute o completi giacca + pantalone) per la protezione contro il freddo.
Gli ambienti freddi sono spesso caratterizzati dalla combinazione di umidità, vento e una temperatura inferiore ai -5° C. L'abbigliamento di questa categoria deve quindi garantire isolamento termico e protezione dal vento (permeabilità all'aria). Altrettanto fondamentale è l'essere traspirante, così da assicurare una corretta evaporazione del sudore corporeo; in caso contrario infatti il corpo potrebbe inumidirsi e bagnarsi, i vestiti perderebbero la loro funzione isolante, portando così a una possibile ipotermia.
I parametri su cui si basa questa normativa sono quattro:
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protezione termica in movimento: più il valore è alto, maggiore sarà la proprietà di isolamento. L'aggiunta della lettera (B) indica che gli indumenti sono stati testati con intimo termico;
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protezione termica in assenza di movimento (il seguente test è opzionale);
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permeabilità dell'aria. È indicata da tre classi (da 1 a 3). Un'alta permeabilità garantisce una corretta evaporazione e un adeguato mantenimento del calore;
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impermeabilità all'acqua. Indicata da due classi (la 2 è la migliore). Questo test non è obbligatorio, ma opzionale.
Sull'icona che indica l'abbigliamento antifreddo vi saranno segnati tali parametri.
Attenzione al lavaggio, che potrebbe rovinare lo strato più esterno del tessuto.
A seguito di un prolungato utilizzo, l'isolamento termico potrebbe diminuire, sarà quindi necessario acquistare nuovi capi antifreddo.
ISO EN 343:2010
I capi che rientrano in questa categoria hanno il compito di proteggere dalla pioggia, dalla neve, dall'umidità del suolo e dalla nebbia.
Le caratteristiche principali che devono avere sono:
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impermeabilità;
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traspirabilità: devono far sì che il sudore possa evaporare, così che la temperatura del corpo rimanga costante.
Gli indumenti antipioggia vengono sottoposti dal produttore a prove tecniche per testarne la resistenza.
Questi test prevedono la resistenza:
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alla penetrazione dell'acqua;
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al vapore acqueo;
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alla trazione;
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alla variazione dimensionale;
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allo strappo.
Sulla base dei risultati di queste prove, i capi rientreranno in determinate classi, da 1 a 3 (dove 3 è la più alta). Sull'icona che indica l'abbigliamento antipioggia vi saranno due numeri che indicano queste classi di appartenenza. Nell'immagine di esempio, la “a” indica il livello di impermeabilità e la “b” quello di traspirabilità.
La certificazione dei capi non è affidata a un ente esterno, ma agli stessi produttori, si parlerà quindi di autocertificazione.
Lavaggio
Affinché l'abbigliamento antipoggia mantenga più a lungo possibile le proprie caratteristiche bisogna procedere a un corretto lavaggio. Innanzitutto, prima di riporlo in lavatrice, si consiglia di chiudere cerniere e velcri per evitare che questi, sfregando sul tessuto, lo rovinino.
La temperatura dell'acqua non dovrà mai essere superiore ai 30°C e i detersivi impiegati specifici per capi delicati.
Dopo il lavaggio bisognerà asciugare gli indumenti, preferibilmente non “a macchina”, ma all'aria, lontano da fonti di calore dirette, quali stufe, camini e caloriferi.
Non dovranno essere stirati.
Attenzione soprattutto alla velocità di centrifuga.
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